Storia della geotermia

La storia della geotermia si può dire che ha avuto avvio in Toscana nel 1800. Nella zona di Larderello veniva estratto il boro dalle acque geotermiche per l’industria farmaceutica dell’epoca. L’acqua che sgorgava liberamente dal sottosuolo veniva convogliata in delle vasche, poi tramite la combustione della legna veniva fatta evaporare tutta l’acqua. Alla fine rimanevano i residui minerali da cui attraverso una raffinazione successiva si ricavava il boro. Questo processo andò avanti per qualche decennio provocando il disboscamento della zona. Fu per questo motivo (ma forse soprattutto per i costi sempre maggiori per il reperimento della legna) che Francesco de Larderel, proprietario dell’omonima ditta che si occupava dell’estrazione del boro, cerco una soluzione al problema ed ebbe l’idea di sfruttare il calore geotermico, opportunamente incanalato, per sostituire completamente l’uso di legname. Nacquero così i Lagoni coperti, un vero e proprio marchio di fabbrica della Larderello Spa.

In seguito verso nel 1865 vennero realizzate le prime pompe a vapore, che andarono pian piano a sostituire i rudimentali metodi di trasporto delle acque boracifere e a fine ‘800 nacque anche la prima caldaia alimentata da fluido endogeno per uso industriale.

Lo sfruttamento intensivo delle risorse geotermiche fece ben presto esaurire le risorse di superficie (o almeno non erano più sufficienti a soddisfare tutte le esigenze). Per questo si cominciò a scavare sempre più in profondità e non solo dove manifestazioni naturali indicavano la presenza di calore a bassa profondità ma in tutta la zona boracifera. Nel 1900, l’energia geotermica, venne utilizzata per l’azionamento di macchinari per la perforazione permettendo il raggiungimento di profondità maggiori in minor tempo e a minor costo.

Si arrivò così al 1904, l’anno in cui il principe Piero Ginori Conti, direttore della Larderello Spa, sperimentò per la prima volta la produzione di energia elettrica tramite l’uso di energia geotermica. L’esperimento dimostrativo costituì nell’accensione di cinque lampadine alimentate da una dinamo accoppiata a un motore a pistoni; dove il motore era alimentato da vapore prodotto tramite uno scambiatore termico alimentato tramite vapore geotermico.

Incoraggiati dai risultati di questo primo esperimento, il principe Ginori Conti sviluppò il primo prototipo di impianto geotermico per la produzione di energia elettrica, che entrò in funzione nel 1905. Questo impianto da 20 kilowatts dal 1908 permise l’elettrificazione degli impianti industriali di Larderello. Nel 1913, fu realizzato il primo impianto commerciale per la produzione di energia elettrica (Larderello 1) con una turbina in grado di generare 250 kilowatts di potenza. Da questo momento fino al 1944 si ebbe un continuo aumento di impianti di produzione nelle zone di Larderello, Castelnuovo e Serrazzano portando la potenza installata a 132 megawatts.

Le fasi terminali della seconda guerra mondiale furono disastrose per la zona di Larderello infatti i tedeschi in ritirata distrussero gli impianti di produzione di energia in quanto considerati strategici perché fornivano elettricità alle linee ferroviarie del centro Italia. Si salvò solo un impianto pilota di Serrazzano da 23 kilowatts e da lui ricominciò la costruzione di tutto quello che era andato distrutto. Da questo momento la geotermia Italiana ha avuto un notevole sviluppo e a fine 2009 la potenza installata totale era 843 megawatts che fa dell’Italia la quinta forza mondiale. Resta comunque una produzione molto di nicchia se si pensa che il geotermico contribuisce al fabbisogno nazionale per circa l’1,4%.